Gottfried Salzmann (Saalfelden, 1943) si è formato all’Accademia di Belle Arti di Vienna (1963-1965) e poi all’École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi (1965-1968). Tra i suoi primi riferimenti artistici compaiono gli acquerelli di Turner e quelli degli espressionisti tedeschi, ma anche le opere di Schiele, Kokoschka e Klimt, da cui trae il gusto per il trattamento della superficie. Alla fine degli anni Sessanta partecipa a una mostra di acquerelli insieme agli artisti con cui ha fondato la “Banda dei quattro” (Kurt Moldovan, Rudolf Hradil e Hans Kruckenhauser). Tra i contemporanei si avvicina a Kiefer, di cui apprezza l’uso simbolico dei materiali e a Rothko, per l’impiego contemplativo del colore e della tecnica pittorica su larga scala. Dagli esordi con l’acquerello, negli anni sviluppa una tecnica mista associando l’acquerello stesso al disegno, alla grafica, alla fotografia e ai colori acrilici, e creando collages astratti durante i suoi studi alle Belle Arti di Parigi. Nel 2006, in occasione di un’importante retrospettiva e dell’apertura di una sala dedicata alla sua opera nel Museo Augusteo Carolino di Salisburgo, è stata pubblicata una monografia sulla sua arte. Dal 2007 ha esposto a Washington, Parigi, New York, San Francisco, e nel 2009 è stato celebrato tra i migliori artisti austriaci contemporanei. Nel 2011 è stato insignito della massima onoreficenza per le Scienze e per le Arti dal Ministero di Istruzione austriaco. Vive e lavora in Francia dal 1965. Le sue opere sono il risultato di continue manipolazioni di immagini fotografiche – quasi fotomontaggi - che catturano il movimento sfuggente e casuale della città: egli dipinge sulle stampe con acquerelli o acrilici, aggiungendo anche elementi di collage con materiali poveri, simbolo di realtà urbane degradate. La superficie di supporto viene alterata, grattata, incisa, trattata con acido o bruciata per creare diversi effetti visivi e realizzare un’opera finale che sia un tutto unico, assolutamente altro rispetto all’immagine iniziale di partenza. La fusione di fotografia, pittura, collage appare la tecnica più adatta per esprimere la passione di Salzmann per la città e per esprimerne il caos vitale. L’uso frequente della veduta a volo di uccello dichiara apertamente il fascino esercitato sull’artista dai grattacieli, visti come autentici soggetti artistici, in analogia alle cattedrali francesi, tradizionalmente considerate i grattacieli del proprio tempo. Salzmann elimina ogni confine e separazione tra le tecniche e le forme espressive: la frammentazione e nello stesso tempo la semplificazione sono per lui fondamentali per rendere al meglio la descrizione della società contemporanea e l’immaginario popolare.

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